Lo yoga è uno spazio sacro? Sì, no, forse. Tra business, cinismo, ambizione, begli ideali e richiamo dei sensi, una micro-puntata della mia nuova web-serie preferita, Namaste Bitches, rende l’idea di cosa sia oggi, nel bene e nel male, il mondo dello yoga.
Anche, ovviamente. Cosa sia oggi il mondo dello yoga, anche.
La serie è ambientata negli Stati Uniti, sunny California, dove lo yoga è ormai un impero e dove la cultura del corpo impera da sempre. La terra assolata della West Coast ha risuonato negli ultimi 50 anni anche di quel sottobosco hippy che non se ne è mai andato del tutto, e le ideali e idealizzate good vibes che negli anni ’60 si andavano cercando per San Francisco e dintorni hanno creato un humus ideale per la new wave dello yoga 2.0.
Non solo comuni, non più utopie relegate in una collina appartata o una spiaggia di surfisti sognatori. La yoga culture è trasversale e policroma, è liquida per usare quel termine che tanto piace, e quindi l’harmonium, i mantra, i tatuaggi in sanscrito e disinvolti accenni a shivaismo kashmiro e non dualità sono alla portata di tutti, come un’acqua di cocco in lattina.

E largo a studios giganteschi, brand di abbigliamento modaiolo e costosi, a nomi che rimbalzano da Yoga Journal a Wanderlust, ad autori di best seller e insegnanti celebrati come rock star. E largo anche a piccole insegnanti di buone speranze, come la protagonista di Namaste, bitches e come tantissimi neo-convertiti allo yoga, che magari per aprirsi il loro piccolo studio hanno lasciato carriere lontanissime, o che nello yoga hanno trovato una nuova lettura di sé da trasmettere entusiasticamente agli altri, oppure vi hanno proiettato sogni di rinascita e riscatto. Il mondo dello yoga – e non solo in America: basta fare un salto allo Yoga Festival di Milano, o su Facebook nei mille gruppi a tema, o nei siti delle scuole sempre più belle e sempre più competitive – non è mai stato così variopinto e sfaccettato nella sua storia, probabilmente. Ha reso di massa la creazione di spazi sacri, e non sta a me dire se questo sia un bene o un male. Però mi guardo la serie, e rido.