Dieci cose stupende (illustrate con gli unicorni) durante e dopo un vinyasa

Vi ho già annoiato abbastanza con i miei malesseri della scorsa estate, quindi passiamo alle cose belle. Ieri, dopo quasi 5 mesi esatti, sono tornata nella MIA scuola del cuore per un vinyasa. Che dire. Il bello di sospendere la pratica un po’, se proprio vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, è ritrovarsi a vivere le sensazioni ed emozioni delle prime volte. E anche se il corpo è un pochino meno agile, la sua memoria lo precede e ti ritrovi a fluire e vibrare e sudare e piegare e saltare e inarcare e allungare e a radicare e poi volare come se non ci fosse un domani. Il mio maestro, poi, era particolarmente ispirato e il flow scandito da un contrappunto musicale stupendamente tamarro eclettico, che ha portato buona parte della sala a canticchiare e/o ridacchiare fra un asana e un altro, con picchi sonori in Adho mukha svanasana, quando credi (sbagliando) che nessuno ti veda o senta.

Ma veniamo a noi. Stamattina mi sono svegliata culo dolorante coccige attivo, umore alle stelle e unicorni che danzano nel cuore. Tutta contenta di avere riabbracciato il mio vinyasa flow adorato. Quindi ecco i dieci higlights psico-fisico-emotivi conquistati ieri grazie alla pratica, e dieci motivi per cui, se ancora non avete provato un vinyasa, non è il caso di rimandare oltre.

Il corpo vive

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Sento finalmente i muscoli che si sono attivati con vigore, ma anche con una forza intelligente. Il mio corpo è più vivo che mai, anche se l’ho fatto faticare assai. Per inciso, le temperature tropicali che il mio maestro si ostina a tenere in sala, benché nessuno si sia iscritto a un bikram, proteggono i muscoli e permettono di tirare e stirare in sicurezza, senza strappi.

La mente corre libera

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Quindi non gira su se stessa, non rimugina, non è assediata da pensieri ansiogeni. Semmai, i pensieri sgorgano liberi, e tu se vuoi li segui, sennò no.

Don’t stop me now

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Pausa? Avete detto pausa? Sì, la farei volentieri, mi servirebbe un elastico per capelli, vorrei asciugarmi il sudore dalla fronte, bere un sorso d’acqua. Aspetta però, prima finisco questa serie, questo guerriero, questa ruota. Sono stanca e madida ma così “in the zone” che di fermarmi non se ne parla. Con queste tabla in sottofondo, poi…

Namaste

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Inchinarsi al divino che è in noi, alla propria scintilla interiore e a quella degli altri, alla bellezza, alla celebrazione del momento e alla gratitudine per averlo vissuto. Che aggiungere? Più la pratica è vibrante, più profondo l’inchino e più sentito il namaste.

Let it flow

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La mia scuola è vicina a un supermercato e spesso mi fermo a fare la spesa dopo la pratica. La mia faccia la dice lunga: aria eterea di chi cammina a due metri da terra, mi aggiro sorridente tra le corsie posando ovunque uno sguardo benevolo. Sì, abbastanza comica. Particolarmente lisergica la spesa dopo il vinyasa: tutto sembra allettante, tutti sembrano simpatici. Drogata di endorfine, non c’è coda alla cassa che possa innervosirmi.

L’umore fischietta

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E così io. Ho trillato fischi vibrati per tutta la casa ieri sera prima di andare a letto (ospite airbnb: ti chiedo scusa). Per la precisione, un motivetto dei Black eyed peas che non era parte della pratica, ma che per il suo essere gioioso in modo candido e senza pretese rispecchiava appieno il mio umore.

Introversione mon amour

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Dopo qualsiasi pratica yoga ho un naturale desiderio di accoccolarmi tra me e me, passare un po’ di tempo di qualità da sola e godermi quello spazio arioso conquistato dentro di me con la pratica. Dopo un vinyasa in particolare, oltre al fatto che sono stanca morta, ho proprio voglia di indugiare in un po’ di introversione. Divano e musica, libro e cuscini, gatto e tisana, insomma qualcosa del genere. Qualcosa di molto prezioso.

Non mi serve nient’altro

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Il vinyasa, nella mia scuola, si fa di venerdì sera. Il che per me significa che io poi torno a casa e, felice come una pasqua, il resto della serata me lo passo in casa (vedi sopra). Lo so che questo può suonare strano a molte persone, ma davvero non c’è festa o uscita che mi dia lo stesso senso di appagamento del godere dei frutti di una pratica così vissuta e intensa, senza distrazioni altre. E questo nonostante becchi spesso il mio maestro, invece, che si prepara a uscire con i suoi amici. Quindi a ognuno il suo, come sempre.

Negatività, fatti più in là 

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Da persona ipercritica e molto “opinionated”, mi capita di appassionarmi sia in positivo che in negativo, sono insomma assai lontana dallo stereotipo dello yogi imperturbabile. Però dopo una tale esplosione di endorfine non ho voglia di inseguire polemiche su Facebook o soffermarmi nella lettura di articoli dai toni negativi. Questa positività che ho costruito non la voglio contaminare.

Il respiro si spalanca

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Non so bene come e perché (o meglio non ho voglia di dilungarmici ora prima di avere preso un caffè), ma ecco che mi godo i miei respiri, lunghi e ampi, come non mi accadeva da tempo. La pratica ha sciolto qualcosa e creato spazio fra i polmoni, il ventre e l’ombelico. Mi sveglio la mattina dopo e mi ritrovo piena di ossigeno. Fantastico.

3 pensieri su “Dieci cose stupende (illustrate con gli unicorni) durante e dopo un vinyasa

  1. Come spesso succede, centri il punto (in questo caso i dieci punti. Anche quello del supermercato. Perchè ne avevo uno esattamente sotto la mia scuola quando praticavo a londra, dunque I know what u mean) e mi dai lo stimolo per ritornare sul tappetino. Paola

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